Albatross: un film che ti guarda negli occhi

Lo so, lo so. In sala ci vai per svagarti. Per lasciarti alle spalle le scadenze, la suocera e il gatto che ti odia.
E invece ti capita di imbatterti in un film che va contromano, che sceglie di mettere a fuoco proprio dove gli altri sfumano, e lo fa con la schiena dritta.
Quel qualcuno si chiama Giulio Base, il film è Albatross, e la storia è quella di Almerigo Grilz.
Non scappare, te la racconto io. Con la coda in mano e la voglia di farne un viaggio insieme.

Un giornalista che non cercava applausi

Almerigo Grilz non era un tipo da salotto. Era più uno da zaino, scarponi e telecamera.
Triestino di nascita e giramondo per vocazione, ha lasciato i comizi per i reportage, la militanza per la cronaca.
Ma non la cronaca da scrivania. Quella vera, con la sabbia negli occhi e i colpi di Kalashnikov come colonna sonora.

Ha attraversato Asia, Africa e Medio Oriente per documentare guerre dimenticate.
Con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo ha dato vita a Albatross, un’agenzia che era più un manifesto che un progetto commerciale.
All’estero lo stimavano, in Italia disturbava. Troppo diretto, troppo libero.

Una regia che non ha paura del silenzio

Giulio Base affronta la storia di Grilz senza santificarlo né ridurlo a nota a piè pagina.
Il film non impone, propone. Non ti dice cosa pensare, ma ti invita a farlo. E oggi è un atto coraggioso.

La regia è sobria, la fotografia accompagna, il montaggio lascia spazio alla riflessione.
“Albatross” è una pausa che fa rumore dentro.

Attori con la faccia giusta (e il cuore pure)

Francesco Centorame interpreta Grilz con delicatezza e intensità. Intorno a lui, un cast giovane e credibile:
Michele Favaro, Linda Pani, Tommaso Santini, Luca Predonzani, Paolo Massaria, Giovanni Vit.
E poi due nomi che impreziosiscono tutto: Gianna Paola Scaffidi e Giancarlo Giannini.

Un film che non coccola lo spettatore

“Albatross” non è intrattenimento da fondo sala. È un film che ti chiede di guardare davvero.
Crudo? Sì. Commovente? Anche. Ma soprattutto: necessario.

Grilz non era perfetto. Ma era onesto. E questo, oggi, vale più di mille effetti speciali.

Dove non arriva la memoria, arriva il cinema

Il nome di Almerigo Grilz non ha mai fatto scalpore in Italia.
Ma chi fa giornalismo sul campo, chi sceglie di esserci davvero, sa cosa rappresenta.
E questo film lo restituisce con rispetto, forza e nessuna retorica.

Un consiglio gechesco prima dei titoli di coda

Fidati del Geco: vai a vedere questo film. Portati il cuore, e magari anche qualcuno con cui condividerlo dopo.
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Geco Gaudenzio, testimone di storie vere e viaggi senza filtro.

Articolo a cura di Geco Gaudenzio, per Goditilavita.it.

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