Terme di Bibione: diario di un’estate tra fango e Aufguss
Anche quest’anno Bibione mi ha richiamata a sé, ma stavolta ho risposto solo a una voce: quella che sa di resina, vapore, sorrisi… e anguria fresca sulle ginocchia. Benvenuti nel mio diario termale più aromatico di sempre.
Il risveglio nella pineta
L’aria del mattino a Bibione ha un odore tutto suo: profuma di pino marittimo, con quella punta resinosa che ti pizzica il naso appena esci in ciabatte, ancora con i sogni attaccati agli occhi.
Il sole non ha ancora deciso se farsi largo tra le nuvole o lasciarti un po’ di tregua, ma la sabbia è già lì. Fine, compatta, pronta ad accogliere le impronte di chi cerca silenzio o stretching vista mare.
Ora, parliamoci chiaro: se solo fosse bianca e non beige-cappuccino, qui potremmo tranquillamente girare Baywatch – versione Alto Adriatico. A parte che noi ci metteremmo il bagnino con la panza, e l’unica corsa sarebbe verso il baretto per il caffè delle 11.
Il personale che merita un monumento
Il secondo giorno inizia con una scena mitologica: la Bipede che esce dal letto alle 7:00. Per convincerla ci è voluta una combinazione tra colazione vista pineta e massaggio con idromassaggio termale annesso.
Il merito? Il personale della parte medicale, che andrebbe iscritto tra i patrimoni UNESCO del buonumore. Sorridono sempre, anche se sei in ritardo o arrivi con la faccia ancora impastata di sogni e cuscino. Ti accolgono con una parola gentile, una battuta che ti scioglie più del fango caldo, e ti accompagnano ovunque con quella grazia disarmante di chi ama ciò che fa.
Il fango che nasce in loco
Alle Terme di Bibione, i fanghi non li trovi in lattina al supermercato.
L’acqua ipertermale – media minerale, alcalino-bicarbonato-sodica e con quel pizzico di fluoro che fa invidia al miglior collutorio – si unisce all’argilla con la pazienza zen di un maestro orientale. Niente fretta: qui si ragiona a temperatura di benessere.
Il risultato? Un impacco che disintossica, rilassa, stimola la microcircolazione e profuma di vera spa, quella dove il benessere si sente… già dall’aria.
Il cuore liquido: l’acqua termale
L’acqua termale, regina silenziosa e maestosa del centro, sgorga bollente da 400 metri di profondità. Non parla, ma trasforma. Non dice nulla, ma fa tutto: scalda, purifica, rigenera. È l’anima liquida del luogo.
Non fa rumore, ma lavora con eleganza: nutre, cura, avvolge ogni angolo del corpo e anche un po’ dell’anima. Viene utilizzata in ogni trattamento: piscine, percorsi idroterapici, nebulizzatori e cosmetici. Una risorsa preziosa che unisce scienza e benessere.
Spa ludica: tra mozzarella e Aufguss
Le vasche termali sono un abbraccio caldo, piene di idromassaggi, getti cervicali e cascate strategiche. Se ti posizioni bene tra le bolle, ti senti una mozzarella in spa. E non è un’immagine poetica: è verità.
Il rito dell’Aufguss (soffio caldo)
Poi arriva lui: il maestro di sauna. Occhi brillanti, asciugamani maneggiati come spade di vapore e voce squillante: “Signori, buona sudata!”
Ti sventola addosso l’Aufguss con la solennità di un rito tribale e la mira di un lanciatore olimpico. L’aria si fa viva, vibra, ti fascia come un turbante invisibile di vapore. È come se Lucifero in guanti di velluto ti accarezzasse: non brucia, non punge, ma ti scioglie come cioccolato fondente al sole.
L’arte nell’hammam
E lo fa anche nell’hammam, tra le nebbie fitte e profumate d’eucalipto. Qui cambia arma: tira fuori un ventaglio da maestro orientale, preciso come una katana, gentile come una brezza risolutiva.
Niente danza elegante: il colpo d’aria arriva secco, deciso, una scrollata dell’universo. E poi… ti stordisce con garbo, ti stira l’anima come una federa al sole, ti appiana quei pensieri che nemmeno il ferro della nonna avrebbe domato. E quando riapri gli occhi… sei più leggera.
Il dilemma dell’anguria
Nel bagno turco, ti offrono una ciotolina: scrub al bicarbonato e… pezzi di anguria. Ti chiedi: mi strofino o la mangio? Alla fine fai entrambe le cose. Ti senti come dopo una doccia in campeggio. Soddisfatta, rigenerata, nuova.
Uscita scenografica: verso il deserto (di sabbia)
Arriva il momento in cui corpo e mente hanno finito il viaggio. Esci.
Non è solo una discesa verso il mare. È un approdo silenzioso in uno spazio chiaro e calmo, dove – tolti gli ombrelloni – potresti girare Lawrence d’Arabia – Spa Edition.
Il mare che cura: viva la posidonia
Ad aspettarti c’è lei: la posidonia. Spesso etichettata come alga fastidiosa, è in realtà una pianta marina che produce fiori, frutti, foglie. Protegge coste, nutre pesci, purifica il mare.
Quando la vedi sulla battigia, non storcere il naso: è la prova che quel mare è vivo, in salute. E ti sta ringraziando.
Una rinascita tra sabbia e vapore
Alle terme ci si entra per curarsi.
Si prosegue per lasciarsi andare.
E si esce per rinascere.
Con la pelle nuova, i pensieri leggeri, un sorriso che viene da dentro. Perché certe esperienze non si misurano in trattamenti, ma in respiro, lentezza, stupore.
E se all’uscita trovi un tappeto di posidonia… non è disordine. È vita.
È il mare che ti parla.
E tu, finalmente, hai tempo per ascoltarlo.
Articolo a cura di Geco Gaudenzio, per Goditilavita.it.
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